Una boccata di ossigeno durante il lockdown

27 Mar

Una boccata di ossigeno durante il lockdown

Genova è una città vivace, sempre in movimento. Dario e Stefano la conoscono bene, perché ci sono nati e ogni giorno la attraversano per andare a lavorare nella loro azienda, che fornisce arredi e attrezzature per bar, ristoranti e alberghi.

 

Come molte altre aziende in città, la loro attività è strettamente legata al turismo e nel periodo del lockdown ha sofferto pesantemente per la chiusura prolungata. 

 

Sono soci da più di trent’anni, hanno attraversato alti e bassi ma una crisi come questa li ha colti impreparati e li ha messi seriamente in difficoltà. 

 

Gli affari andavano bene prima del covid, anche se i costi dei fidi bancari erano molto pesanti. Nel loro settore, è necessario ricorrere a fidi bancari per sostenere l’esposizione finanziaria relativa all’approvvigionamento delle attrezzature e delle forniture per il magazzino.

 

Oltre a ciò, la banca li aveva convinti a sottoscrivere un contratto derivato per proteggersi dalle eventuali fluttuazioni dei tassi di interesse. Dal momento della stipula, quel contratto aveva generato solamente spese, che ogni mese andavano a appesantire i conti dell’azienda.

 

Tuttavia, nonostante le perplessità sui costi bancari, anno dopo anno i bilanci si erano sempre chiusi in positivo ed entrambi erano soddisfatti dell’attività. 

 

È  stato quindi con un certo scetticismo che hanno ascoltato le parole di Paolo, un loro vecchio conoscente che da qualche anno collaborava con una società di Como specializzata in illeciti bancari. 

 

L’amico sosteneva che la maggioranza delle banche, all’insaputa delle aziende, addebita sugli affidamenti bancari delle somme superiori a quelle dovute, come interessi e altre voci di costo, che gonfiano in maniera spropositata i costi bancari.

 

Inoltre, sosteneva Paolo, molti contratti derivati sono viziati da anomalia di diversa natura e possono essere impugnati, con la possibilità recuperare in parte o interamente le somme pagate per interessi.

 

Dario e Stefano erano davvero scettici, però Paolo era un amico e, cosa ancora più importante, gli stava facendo una proposta a rischio zero.

 

Tutto ciò di cui avevano bisogno era raccogliere la documentazione relativa ai conti correnti e al contratto derivato, poi Paolo si sarebbe occupato di sottoporre la documentazione agli analisti dell’ufficio centrale di Como, che avrebbero svolto tutte le analisi del caso. 

 

Insomma, l’unico costo da sostenere era qualche ora di ricerche tra gli scaffali dell’archivio e qualche centinaio di fotocopie. Per un amico, questo si può fare. 

 

In realtà, lo scetticismo di Dario e Stefano era più che altro prudenza, perché le banche con cui lavoravano da anni erano per loro vitali come l’ossigeno. Senza quei fidi, la loro azienda non sarebbe riuscita ad andare avanti. Ecco perché non avevano nessuna intenzione di incrinare i rapporti con la banca. 

 

Purtroppo, la documentazione sul derivato risultò incompleta; fu necessario inviare una formale richiesta alla banca, per ottenere l’integrazione della documentazione mancante. Nel frattempo il lavoro di Stefano e Dario si era fermato, perché era arrivato il lockdown a blindare in casa gli italiani e mandare in sofferenza tutte le attività legate al turismo. 

 

Dopo meno di un mese dalla consegna dei documenti, Paolo si presentò con il risultato dell’analisi svolta dagli specialisti di Como. Secondo gli esperti, era possibile contestare alla Banca la violazione di diverse norme in materia di trasparenza bancaria e sui contratti derivati, e chiedere un rimborso di decine di migliaia di euro per interessi e altre spese non dovute. Inoltre, anche sui fidi erano state addebitate somme illecite e avevano diritto a ottenere la restituzione di una grossa somma. Stefano e Dario si guardarono negli occhi increduli. 

 

Paolo insisteva sul fatto che quelle somme erano illecite e che era la legge italiana a stabilirlo, non l’opinione di un perito o di avvocato. Si era presentato con un libro intero con la fotocopia delle sentenze di centinaia di altre aziende. I nomi erano stati cancellati per questioni di riservatezza ma i documenti del tribunale parlavano chiaro: da molti anni (forse da sempre?) le banche addebitavano alle aziende spese non dovute. Da qualche tempo,  questo gruppo di avvocati con sede a Como aveva iniziato a puntare il dito su questo fenomeno e aveva già ottenuto rimborso per decine di milioni di euro.

 

Dario e Stefano andarono a Como a parlare con gli avvocati e decisero di assegnare ad Antares l’incarico per ottenere il rimborso degli interessi sul contratto derivato, e di attendere l’esito di quella richiesta prima di procedere con l’azione sui fidi di cassa. Un rimborso anche modesto sarebbe stata una boccata d’ossigeno preziosa in un momento difficile come quello del lockdown. 

 

Non passò molto tempo che la boccata d’ossigeno tanto desiderata divenne realtà: la banca fece una proposta di mediazione per risolvere bonariamente la vicenda. Questo significava ottenere un rimborso parziale rispetto alla richiesta iniziale ma con il vantaggio di evitare l’iter del processo legale, con i costi e i tempi che ne sarebbero conseguiti.

 

Ci pensarono qualche giorno, poi decisero di accettare l’offerta. Chiamarono Paolo e andarono a brindare insieme, in un bar davanti al porto.

 

Come sempre succede negli accordi di mediazione, la Banca impose una clausola di riservatezza: è per questo che i nomi di questa storia sono inventati, ma tutta la vicenda è una storia vera.

 

Oggi i due soci hanno ricominciato a lavorare e la loro azienda ha superato con successo il periodo critico del lockdown. Più di una volta si sono domandati che cosa sarebbe successo se in quei mesi invece di ottenere il rimborso, avessero dovuto continuare a pagare quelle somme in eccesso? Molto probabilmente, oggi la loro attività non esisterebbe più.

 

A volte, la differenza fra la sopravvivenza e il fallimento è legata a piccole grandi decisioni che fanno davvero a differenza. 

 

Chissà quante altre aziende in questo momento stanno sopportando ingiustamente il peso eccessivo di spese e interessi che non sono dovuti? 

 

Secondo le statistiche di Antares l’anatocismo è una pratica diffusa in maniera endemica, che colpisce sistematicamente la totalità dei conti affidati. La domanda quindi non è se un’azienda subisce l’anatocismo, ma piuttosto quanto vale questo fenomeno.

 

Per questo motivo, Antares ha deciso di mettere a disposizione degli imprenditori un servizio gratuito di analisi dei rapporti bancari. 

 

Grazie a questo servizio, ogni imprenditore può ottenere un check up completo, dal quale sarà in grado di valutare l’ammontare delle somme addebitate illecitamente dalla banca nel corso degli anni. Tale analisi è tanto più accurata e precisa, quanto più la documentazione è completa.

 

Se vuoi far verificare i conti della tua azienda degli specialisti Antares compila il modulo che trovi nella sezione Contatti del sito. La nostra analisi è rapida, precisa, sicura e senza impegno.

 

Chiama Antares al numero 031-240145 oppure scrivi un’email a info@antares-como.it e ti metteremo in contatto con uno dei nostri professionisti.